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L’Universo di ‘Calabi Yau’: il nuovo singolo visionario dei Manaus

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“Calabi Yau” il nuovo singolo del gruppo Manaus racconta un viaggio sia mentale che spaziale, in cui gli elementi interstellari emergono in un ordine casuale e confuso, evocati da una mente disorientata e stupita. Il protagonista, un tempo assuefatto ai ritmi oppressivi del capitalismo e ora disconnesso dal mondo e da sé stesso, compie un salto che lo porta a fluttuare nella quarta dimensione. Qui, rompendo i vecchi ritmi, scopre nuove dimensioni dello spazio e le enigmatiche curve della luce. Nella dimensione di Calabi-Yau, dove tutto è interconnesso e nulla è estraneo, il tempo si dilata per abbracciare il presente insieme agli echi di antichi millenni. Lo spaesamento iniziale si trasforma in curiosità, e il ritmo della vita si fonde in un flusso ipnotico che coinvolge ogni particella dell’universo, creando una connessione in cui ogni elemento trova il suo posto in una grande sutura cosmica.

Come è nato il nome della band “Manaus” e cosa rappresenta per voi?
Anni fa ci eravamo molto appassionati alla storia delle vecchie civiltà precolombiane e quindi in particolare delle loro ritualità. Il nome Manaus è un riferimento alla omonima città del Brasile nella quale confluiscono due fiumi affluenti del Rio delle Amazzoni, uno dalle acque chiare e l’altro scure, per un lungo tratto queste due acque rimangono separate pur scorrendo nello stesso letto. Questo fenomeno ci ha colpito molto e ci ha fatto riflettere sulla dualità e gli opposti nella vita e nella realtà in generale, la convivenza del bene e del male, linee di confine sfumate, nebbiose, indefinibili.

Quali sono le vostre principali influenze musicali?
Le nostre influenze sono molto varie, spaziano dal doom alla psichedelia di band seventies, all’indie/noise degli anni ottanta e novanta, passando per le più svariate contaminazioni e sottogeneri, quindi tanto tanto rock ed anche jazz, blues, funk.. insomma ascoltiamo moltissima musica e artisti differenti tra loro, dai quali poi ovviamente siamo in qualche modo influenzati e ognuno di noi porta le proprie esperienze di ascolto all’interno della band.

Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle vostre canzoni?
I temi trattati nelle canzoni del nostro primo album sono di natura molto intimista, trattano in particolare il tema dell’alienazione, la pesantezza ed il disagio latenti che strisciano sulle fondamenta di una società capitalista decadente. Sono estrapolazioni di nostre esperienze personali, ciò che riemerge da un tuffo in slow motion dentro noi stessi. I nostri brani vorrebbero spingere chi ascolta a fare un viaggio interiore e riflettere su alcuni temi sociali e relazionali.

Come è nata l’idea per “Calabi Yau”?
Calabi Yau nasce dall’esigenza di rinnovamento interiore, da una ricerca continua alimentata dalla voglia di scoprirsi, di trovare nuove prospettive, dalla nostra passione per ciò che riguarda la sfera del mistero e la passione per quanto riguarda il mondo della fisica le esplorazioni spaziali. ed i vecchi film sci-fi.

Potete spiegare il significato del titolo “Calabi Yau”?
Gli ‘Spazi di Calabi-Yau’ sono un modello fisico relativo alla Teoria delle Stringhe, descrive extra-dimensioni della realtà ‘arrotolate’ in ogni punto dello spazio-tempo, ci piaceva l’idea di connettere questa visione alla esplorazione della coscienza ed ai viaggi all’interno dei nostri mondi interiori, che è il tema del pezzo.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?
Al momento abbiamo il nostro primo album in uscita ad Ottobre e stiamo pianificando le date per questo autunno ed inverno di supporto all’album, abbiamo poi cominciato già da tempo a scrivere nuovo materiale per il secondo album e siamo in fase di pre-produzione, quindi almeno per il prossimo anno saremo belli impegnati. Amiamo creare musica e suonarla, ci impegneremo al massimo per portarla in giro il più possibile e far emergere il nostro progetto.

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