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“Katmandu” di Riccardo Ancillotti: la melodia estiva che sfida il gap generazionale

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In occasione dell’uscita di “Katmandu”, abbiamo avuto il piacere di intervistare Riccardo Ancillotti.

È da poco uscito il tuo nuovo singolo. Quale messaggio vuoi trasmettere e, soprattutto, qual è stata la molla che ti ha spinto a scrivere questo pezzo?

L’idea del testo nasce dalla voglia di provocare i giovanissimi di oggi cercando di esorcizzare in modo irriverente e giocoso la distanza generazionale trasformandola in occasione di riflessione per entrambi con la voglia di prendersi un po’ in giro , mettersi in gioco e alla fine riavvicinarsi un po’ .

Ero a cena fuori con amici, tornato a casa,  per infastidire (sono dispettoso per natura) i figli ventenni della mia compagna che stavano guardando rilassati un film sul divano,  mi sono piazzato davanti alla tv ballettando e canticchiando all’improvviso e senza motivo “Katmandu Katmandu” cosi’ come la conoscete ma a cappella ovviamente; una volta terminato il fastidioso teatrino sono andato a prepararmi per la notte e lavandomi i denti mi sono accorto che continuavo a canticchiare questa cosa strana, apparentemente nuova ed insolita, decido quindi di registrarne un clip telefonico al volo prima di addormentarmi, per sicurezza.

La mattina dopo mi sono alzato senza piu’ pensarci ma durante la tarda mattinata mi e’ tornato in mente e ho riascoltato il clip audio, ho sentito a quel punto che c’era qualcosa di piu’ in quel clip, un potenziale embrione da non sottovalutare, mi sono messo calmo a capire quale potesse essere il suo sviluppo ed ho iniziato a comporre testo e musica che venivano liberi e da soli, soltanto in un secondo momento ho preso lo strumento in mano per comprendere e trascrivere armonicamente le scelte compositive melodiche che avevo gia’ intrapreso liberamente a voce appunto senza strumenti.

Hai detto che “Katmandu” rappresenta la tua parte più giocosa ed irriverente. Come hai bilanciato questo lato con il tuo approccio più riflessivo nella tua carriera musicale?

Direi che e’ proprio stata Katmandu a controbilanciare il mio lato piu’ riflessivo facendo emergere con orgoglio la parte piu’ giocosa e irriverente di me a volte rimasta nascosta troppo a lungo.

Quanto tempo è stato necessario per completare le riprese del videoclip?

Il video clip ha richiesto 2 giornate di riprese intense dalla mattina alla sera.

Come descriveresti l’atmosfera e il clima sul set durante le riprese del videoclip di “Katmandu”? C’è stato qualche imprevisto divertente o interessante che vorresti condividere?

Il clima e’ stato straordinariamente divertente ma inevitabilmente faticoso come spesso succede nelle riprese video.

Il video e’ stato girato durante l’ultima settimana di Aprile e per combinazione erano due giorni freddissimi , potremmo dire autunnali. Lo storyboard prevedeva il mio bagno in piscina e non mi sono tirato indietro, l’acqua era gelida ed ho quasi rischiato la pelle per ipotermia, non potete immaginare la scena tragi comica di me dentro l’acqua tremante e disperato che urlo le peggiori offese contro i registi che mi intimano di trattenermi in acqua il piu’ a lungo possibile,  sorridente divertito ed accaldato con l’obbiettivo di ottenere il miglior risultato possibile per le riprese: un vero incubo comico.

Dove ti porterà il tuo amore per la musica? Su cosa stai lavorando?

Il singolo Katmandu e’ parte di un album contenente almeno 8 brani inediti che uscira’ nei primi mesi del 2025,  prossimamente seguiranno i nuovi singoli gia’ pronti in cantiere in uscita dall’autunno in poi.

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