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Recensione di “Tales from the Rabbit Hole” degli Sharasad

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“Tales from the Rabbit Hole”, il disco d’esordio degli Sharasad, è un viaggio sonoro attraverso una dimensione onirica che trasporta l’ascoltatore in un mondo di immagini evocative e storie profonde. Pubblicato da Overdub Recordings e distribuito da Ingrooves (Virgin Music) / Universal, l’album si articola in nove tracce, ognuna delle quali rappresenta un sogno diverso, un’immersione in emozioni e riflessioni che oscillano tra il surreale e il tangibile.

L’album si apre con “The Restless’ Lullaby”, una traccia che funge da portale verso la tana del coniglio. La ninna nanna introduce un’atmosfera inquieta, ponendo la questione se l’ascoltatore possa essere colui che, attraverso l’amore e l’empatia, è in grado di placare il Senza Riposo. La melodia ipnotica e le liriche suggestive creano un’atmosfera di attesa, preparando il terreno per il viaggio che seguirà.

Proseguendo, “Von Vayld” svela un’entità che si nutre di pensieri e che si muove tra l’amore e la paura. La musica evoca una sensazione di claustrofobia, sottolineando la vulnerabilità umana di fronte a forze incontrollabili. Le sonorità cupe si intrecciano con melodie dissonanti, rendendo palpabile la tensione della narrazione.

“Obsidian Chase” esplora il tema dell’onnipotenza e del desiderio di trascendere i limiti umani. La musica è una cascata di suoni travolgenti, che riflettono il delirio di chi è in cerca di qualcosa di inafferrabile. Qui, gli Sharasad mostrano la loro abilità nel creare un’atmosfera di urgenza e caos, simile alla lava che scorre inarrestabile.

“Horror Vacui” affronta il tema del vuoto mentale e della distrazione. La musica si fa intensa, quasi claustrofobica, mentre il testo invita a riempire il silenzio assordante dei pensieri indesiderati. Un contrasto tra il desiderio di azione e la paralisi dell’inevitabilità si fa sentire in ogni nota.

Il titolo dell’album torna come una sorta di mantra nella traccia centrale, un invito a lasciarsi andare e a seguire il ciclone emotivo che attraversa il disco. La musica è un turbine di suoni, dove l’ascoltatore è chiamato a trovare la propria quiete nel caos, un messaggio potente e liberatorio.

“To Split Moons (Sewn Together)” offre un’immagine poetica di unione e di compatibilità. I due spicchi di luna simboleggiano la ricerca di equilibrio tra opposti. La melodia è delicata, ma intensa, riflettendo la bellezza di un legame che si completa, nonostante le differenze.

In “Decatoria”, gli Sharasad presentano una quotidianità ripetitiva, dove la monotonia si intreccia con la contemplazione. La musica invita a osservare, a riflettere su ciò che ci circonda, rendendo la semplicità di un’esistenza decadente quasi affascinante. La traccia si snoda lentamente, come una danza tra il noto e l’ignoto.

“Indra” esplora il potere dell’incontro e l’energia viscerale che scaturisce da esso. L’intensità emotiva è palpabile, mentre il brano evolve in un crescendo di suoni, portando l’ascoltatore a confrontarsi con la propria vulnerabilità e con la paura di riconoscere un’autentica connessione.

Infine, “Odysseus” chiude il cerchio, riportando l’eroe al suo punto di partenza. La musica è una fusione di nostalgia e scoperta, in cui la curiosità si trasforma in amore e il richiamo delle sirene diventa una metafora della ricerca di sé. La melodia avvolgente e i testi poetici lasciano un’impressione duratura, sigillando il viaggio onirico con una nota di introspezione.

In conclusione, “Tales from the Rabbit Hole” è un disco complesso e sfaccettato che invita l’ascoltatore a riflettere sulle proprie paure e desideri. Gli Sharasad riescono a tessere una narrazione ricca di significato attraverso la musica, rendendo ogni traccia un capitolo unico di un racconto più ampio. Con la loro visione artistica e la capacità di evocare emozioni profonde, questa band si presenta come un’affermazione nel panorama musicale contemporaneo.

 

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