Primo Piano
Adriano Formoso presenta “Zajal”: un inno alla fratellanza e alla pace
Adriano Formoso torna con “Zajal”, un singolo che fonde la tradizione poetica araba con la musica contemporanea, proponendosi come un ponte culturale tra Oriente e Occidente. Ispirato dalla figura di Amir Bascir, intellettuale libanese che ha vissuto tra Italia e Libano, il brano affronta temi universali come la pace, l’accoglienza e la fratellanza tra popoli.
Con la sua esperienza di psicoterapeuta, Formoso porta nella musica una profondità unica, ricordandoci che siamo tutti figli dello stesso cielo e del medesimo pianeta. “Zajal” non è solo una canzone, ma un messaggio di speranza in un mondo spesso segnato da divisioni e conflitti.
Cosa rappresenta per te il termine “Zajal” e perché hai scelto questo titolo?
Dal desiderio di comporre una canzone che potesse fondere la tradizione poetica araba con il linguaggio della musica contemporanea e scegliendo, per poterlo fare, un momento storico in cui è necessario opporsi alla guerra in Medioriente, Ucraina e tutti i luoghi dove prevale l’odio alla pace. Con la speranza che “Zajal” possa ispirare riflessioni per un dialogo aperto e un senso di comunità tra diverse culture.
In che modo Amir Bascir ha influenzato il messaggio del brano?
Perché è stato un personaggio libanese che ha vissuto e amato l’Italia e ha creduto fino a dare la sua vita che la vera cultura non deve creare divisioni ma aperture e collaborazioni.
Quali sfide hai incontrato nel creare un ponte culturale tra Roma e Beirut nella tua musica?
Forse di sembrare un cantautore un po’ schierato ma io non mi sento schiera solo a favore della Pace, l’accoglienza, il rispetto delle diversità e l’evoluzione spirituale tra i popoli.
La frase “la stessa luna, la stessa notte” è potente: cosa simboleggia per te?
Grazie per questa intuizione giornalistica e anche complimento. Volevo meglio spiegare che un bambino che muore in un luogo distante da un altro, è sempre la stessa tragedia se pensiamo a quanto siamo piccoli rispetto all’universo che ci ha accolto. Ho voluto raccontare con questa immagina che siamo tutti figli dello stesso cielo, universo. Siamo tutti figli di un pianeta che è l’unica vera madre da ringraziare e proteggere per averci permesso di esistere nella dimensione umana.
In che modo la tua esperienza come psicoterapeuta ha influito sulla creazione di “Zajal”?
Penso molto, così come l’essere uno psicoterapeuta abbia caratterizzato i miei concerti e i miei Formoso Therapy Show. Ho dedicato la mia vita alla musica e alla relazione d’aiuto. Vorrei che ogni uomo si sentisse determinante per la vita degli altri. Ho cercato di passare questo pensiero anche ai ragazzi che seguo nel mio centro di neuropsicofonia.
Perché credi che sia importante celebrare la fratellanza tra culture oggi?
Perché ritengo sia fondamentale per non autodistruggerci e per interpretare in modo onesto l’esperienza di vivere.
Cosa rappresenta l’immagine del “bimbo che dorme senza sapere se è a Saida o Milano”?
Che il mondo non è nostro ma è dei bambini, di quelli che dovranno ancora nascere. E se imparassimo dai bambini che non esistono pregiudizi e divisioni ma solo la capacità di vivere nell’adesso e in relazione con lo spazio in cui ci troviamo, il mondo sarebbe meno malato e forse io canterei soltanto la gioia.