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“Beams”: un inno alla luce l’ultimo album di Dan Costa, il jazzista britannico di origini italo-portoghesi, con i nonni napoletani

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ROMA – “Beams celebra la luce, innalzando le sue qualità fisiche e metafisiche, dando luce ai colori della diversità. E’ un omaggio alla luce, quindi, l’essenza di diversi concetti ed entità in una società spesso propensa a criticare invece che a esaltare, atteggiamento che in molti casi è all’origine di discriminazione e conflitto”. Così il pianista jazz Dan Costa, di origini italo-portoghesi (nonna materna sorrentina e nonno materno stabiese), commenta l’assunto del suo quarto disco “Beams”,registrato a New York con a fianco diverse star del jazz internazionale come John Patitucci, Dave Douglas, Hermeto Pascoal, Mike Stern, Dave Liebman, Anne Boccato e Teco Cardoso. Dopo il singolo Iremia (Pace) del 2022, inciso con Randy Brecker e dedicato alla bellezza delle terre mediterranee, proprio nel momento dello scoppio della guerra in Ucraina, Dan Costa con l’ultimo album Beams (dopo Suite Três Rios nel 2016, Skyness nel 2018, Live in California nel 2020 e i singoli Love Dance nel 2020 e Iremia nel 2022) approda ad una maturità artistica del suo percorso musicale, inteso come espressione delle esperienze di vita tradotte nel linguaggio sonoro, ma anche delle diverse influenze che hanno contribuito alla sua formazione. A partire dai musicisti a cui si è ispirato come Roberto Menescal, Leila Pinheiro, Mike Stern, Teco Cardoso, Ivan Lins e John Patitucci, ma senza dimenticare le sue origini che hanno influito sulla sua produzione musicale di notevole complessità armonica, ma spesso definita “melodica” in linea con la cultura musicale europea.

Almeno quattro i paesi in cui Dan Costa ha sviluppato il suo talento sonoro, numerosi quelli in cui durante la carriera ha portato la sua musica (dalla Nuova Zelanda all’Egitto, passando per l’India, il Libano e Singapore) scoprendone così il potere unificatore. Nato a Londra, da madre campana e padre portoghese, fin da piccolo Costa ha vissuto di più la cultura dei paesi di origine dei suoi (imparando anche a parlare napoletano) anziché quella britannica. L’adolescenza l’ha trascorsa nel sud della Francia, ha studiato piano classico e jazz all’Académie de Musique Rainier III e si è diplomato presso la prestigiosa Liverpool Institute di Performing Arts di Paul McCartney. Si è laureato in jazz in Portogallo vincendo un premio ed una borsa di studio per studiare musica brasiliana all’UNICAMP a San Paolo in Brasile, dopodiché proseguito gli studi alla Berklee di Boston con una borsa di studio. E’ stato per lavoro anche in Svizzera e in Spagna, ha vissuto per diversi anni a Paros, in Grecia, e poi in Dalmazia dove è nato “Beams”.

“Nell’album ho voluto inneggiare- spiega Dan Costa- alcune cause che per me sono importanti e, sulle quali, diverse società hanno cominciato ad agire come i diritti dei minori, degli animali o l’intensa urbanizzazione che il mondo sta attraversando, senza dimenticare la luce naturale, che viene dal cielo e senza la quale probabilmente non ci sarebbe vita. Dal punto di vista stilistico ciò che apprezzo del jazz moderno è la capacità di abbinare diversi accordi standard in maniera non convenzionale, a differenza di ciò che accade nel free jazz. La storia della musica insegna che l’armonia europea nasce dalla sovrapposizione di melodie e nella mia musica le melodie dei brani sono una conseguenza di questo insieme, in un contesto di diversità ritmica. La mia musica sfiora vari ritmi afro-brasiliani che, soprattutto in album come «Beams», vengono colorati da elementi tipici del jazz moderno, caratterizzato da diversi kicks e varietà ritmica all’interno dei brani”. Un artista cosmopolita, ma estremamente legato alle sue origini e in cui la musica italiana e napoletana, oltre che i ritmi brasiliani e della Bossanova, hanno avuto un’impronta importante.

“Quando ero piccolo mio nonno di Castellammare di Stabia– conclude Dan Costa- suonava al piano le canzoni napoletane. Ho deciso di imparare a suonare, ascoltando la musica pop di Lucio Dalla e Gianni Morandi, mi chiedevo come fossero costruiti tecnicamente quei brani. L’impronta della musica brasiliana, poi, gioca un ruolo considerevole nelle mie composizioni, ma visto che la mia musica è spesso definita come melodica – nonostante la sua complessità armonica – lascia scorgere quindi alcuni elementi della musica leggera italiana, della canzone napoletana o dei canti portoghesi con i quali sono cresciuto; per non parlare degli studi di piano classico che sono stati fondamentali nella mia formazione come musicista, o di altri stili della cosiddetta world musiccome il flamenco o la musica indiana, che ho sfiorato. Ma la musica italiana e melodica sono una costante: d’altronde i grandi che mi hanno affiancato in Beams hanno origini italiane, Patitucci  per esempio è di origini calabresi. Non è esclusa una futura collaborazione con qualche artista italiano o napoletano”.

Dan Costa a maggio suonerà ad Ancona. Prima tappa in Italia per il jazzista italo-portoghese.

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