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Poesia e luce nel nuovo singolo dei Sinedades: ‘A la mañana’

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Il nuovo singolo dei Sinedades, “A la mañana”, si immerge nel fascino della bossa nova, arricchita da un tocco pop che avvolge con delicatezza. Il brano cattura la magia della luce mattutina che si insinua in una stanza, portando con sé poesia e ispirazione, evidenziata nei piccoli gesti quotidiani come il caffè, il cuscino e gli acquerelli. Ogni oggetto sembra raccontare una storia, creando una connessione intima tra il risveglio e la tenerezza che si prova immaginando il risveglio della persona amata, anche a distanza.

C’è un momento specifico che ricordate come l’inizio della vostra carriera musicale?
Estate 2015, concerto sul mare, a Rosignano, piccola località in provincia di Livorno. Venimmo ingaggiati il pomeriggio per la sera.
Non avevamo un repertorio ma entrambi conoscevamo diversi brani jazz.
Ci buttammo senza prove, e intonammo una sintonia aliena che ci turbò. La sensazione fu che era impossibile andare così d’accordo musicalmente. Indovinare le pause, le riprese, le dinamiche, le variazioni di struttura, i finali. Quello fu un momento chiave, molto emozionante, dove entrambi capimmo che per noi era l’inizio di un’era.

Da dove prendete principalmente ispirazione per le vostre canzoni?
Dalla fragilità della bellezza, dai boschi, le terme, le campagne toscane, dai momenti di poesia intangibile con i nostri amici musicisti. Dalle infinite notti di brindisi, amici, una chitarra e un un tavolo. Dal vino del contadino, dal pecorino sardo e dalla pasta fatta in casa.

Ci sono temi o messaggi ricorrenti nelle vostre canzoni?
Si, il senso della vita nelle sue infinite applicazioni. Ossia l’amore, nelle sue infinite folli e complicate manifestazioni.

Quali artisti o generi musicali vi hanno influenzato maggiormente?
Dalla magia di Erik Satie, Bach e Ravel, all’informità di Mark Fry, Roy Harper e Nick Drake. Dall’armonia di Paul Mccartney al tropicalismo di Caetano Veloso. Dai Kruanghbin ai Bala Desejo.

Come valutate la vostra evoluzione artistica nel corso degli anni?
È cambiata perché siamo cambiati noi come esseri umani. Abbiamo cominciato definendo un genere. Ora abbiamo abbandonato ogni definizione stilistica. Siamo chi siamo. Ciò che facciamo è il risultato di quello che proviamo. Quindi l’ispirazione gira come il vento in una casa con le finestre aperte. L’evoluzione più bella, è aver aperto il cuore e la mente verso infinite contaminazioni musicali, artistiche e soprattutto culturali.

Qual è la vostra canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?
Probabilmente è Do a Do, perché simboleggia la nostra amicizia con Zè Ibarra. Artista che abbiamo amato, e siamo riusciti a ospitarlo al nostro Firenze World Music Festival.

Da dove è nata l’idea per il vostro nuovo singolo?
È la luce dorata del primo mattino che chi lavora di notte, come noi musicisti, non vede. È il desiderio di quel che non si ha. E come ogni desiderio, è dolce ispirazione.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro in termini di carriera musicale?
A parte bere una capirinha a casa di Caetano Veloso, fare un tour in Brasile, Argentina, Giappone, Europa e USA, prima del 2027. Ad ora è più un sogno che un piano, ma i dati del pubblico confermano queste zone geografiche. Se ci riusciremo, ringrazieremo questa intervista per aver esplicitato tale sogno.

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