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Napodano, tra ironia e verità: arriva ‘Niente di Speciale’

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In un’epoca in cui la visibilità sembra contare più della sostanza, Napodano continua a costruire il suo percorso con coerenza, indipendenza e una buona dose di ironia. Cantautore fuori dagli schemi, allergico ai compromessi e alle scorciatoie, vive la musica come un mestiere autentico, fatto di palchi vissuti, canzoni suonate e pubblico conquistato un ascoltatore alla volta. Tra esperienze live intense, incontri con grandi nomi della scena italiana e un rapporto diretto con chi lo segue, Napodano continua a raccontare la sua visione del mondo e della musica, sempre fedele a sé stesso. In occasione dei suoi ultimi concerti e dell’uscita del nuovo singolo “Niente di Speciale”, ci siamo fatti raccontare qualcosa di più.

 

Il 4 aprile scorso sei stato in concerto a Roma. Quanto è importante per te il contatto diretto con il pubblico? C’è una canzone che dal vivo assume un significato diverso?
Non c’è niente da fare, per chi vive di musica e lo fa da sempre, il live è l’unica cosa che ti dà davvero delle emozioni indescrivibili. Ogni canzone assume una forma e un significato diverso, il suono che esce da te, lo riascolti attraverso le frequenze che ti ritornano. È un gioco di energie. Ogni canzone che porto in scaletta mi piace ed ha un senso proprio lì dove è, ma nonostante passino gli anni, comincio il concerto sempre con la stessa canzone, Storia di un Ratto, e vedo la gente che si esalta, io me la faccio sotto dalla gioia e do il 110%.

Hai condiviso il palco con artisti di grande rilievo, da Morgan ai Marlene Kuntz. C’è stato un incontro che ti ha segnato particolarmente?
No perché considero tutti gli artisti (e rientrare nel mio parametro di giudizio per essere considerato artista è molto difficile) come fossero cibo. Ognuno ha un suo sapore e un suo pubblico di riferimento a cui piace proprio quel cibo. Poi ci sono alcuni che beccano percentuali più alte di consensi e altri di meno, ma io non mi considero inferiore a nessuno se non per portata di successo. Sono un presuntuoso e mi piace pensare che la mia più grossa fetta di pubblico io non l’abbia ancora trovata, o ancora meglio, che questa grossa fetta non abbia ancora trovato me. Sono sbucato dal nulla in un periodo storico dove per essere un nome conosciuto devi cacciare i soldi grossi, conoscere tanta gente importante, partecipare ad un talent in tv e vendere una merce che ancora non hai perché a 18 anni non ce l’hai (a meno che non si parli di corpi), oppure devi scalciare e sgomitare nelle bettole sperando che quanta più gente possibile ti ascolti. Ecco, io questo problema non ce l’ho perché già vivo di musica esattamente come i grandi nomi che hai citato. Non rischio di perdere niente perché il poco che ho me lo sono costruito da solo. Ti dirò di più, alcuni dei grossi nomi con cui ho diviso il palco mi hanno chiesto “ma come fai?”.

Il live è spesso il momento in cui una canzone prende davvero vita. “Niente di Speciale” ha una resa diversa dal vivo rispetto alla versione in studio?
Beh, penso proprio di sì, anche se dalla sua uscita l’ho suonata dal vivo solo 3 volte. Sarà che la musica un po’ country prende sempre bene la gente, sarà che il testo fa sorridere, sarà che c’è una parola un po’ volgare che tira il ritornello…

Napodano - Niente di speciale

Napodano – Niente di speciale

Il titolo del tuo prossimo album parla di “poca gente”. Preferisci le atmosfere intime ai grandi palchi o è solo una questione di mood del disco?
È principalmente il mood del disco, questo è vero, ma è anche una situazione che è capitata e capita abbastanza spesso a quelli che giocano nella mia categoria. Ho fatto e faccio ancora tantissima gavetta; a volte si suona davanti a grandi platee, altre volte davanti a quattro gatti, ma che importanza ha alla fine? Sei contento di quello che fai? Allora fallo anche se nella sala ci sei solo tu.

Hai ricevuto vari riconoscimenti importanti, ma quanto conta davvero il “premio” rispetto all’affetto di chi segue la tua musica?
Piano piano la bacheca si riempie ma c’è un motivo importantissimo e ve lo voglio spiegare con un esempio molto pratico: io voglio partecipare al MEI tutti gli anni perché… appuntamento poco prima di Faenza in una trattoria da camionisti con i miei genitori, i miei cugini, suocera, cognato, mangiamo TUTTO, poi si arriva a Faenza, si fa il lavoro per il quale sono in realtà andato, poi a cena tutti insieme! La mattina dopo si ricomincia da una ricca colazione e poi via di cucina romagnola per tutta la domenica, tra una passeggiata, un negozio di vinili e qualche bel concerto. I premi sono belli, sicuramente, ma non c’è niente di meglio di alzare il PIL di un paese dove si mangia divinamente (Sangiorgi, patron del MEI, il benefit di Faenza in quei giorni è anche merito mio!) e in cui ho l’occasione di passare un week-end di musica con tutta la mia famiglia. Questo è il mio primo premio, ed è dal 2022 che lo vinco ogni anno.

Qual è il momento più assurdo o imprevedibile che ti è capitato durante un live?
Ho fatto tanti, tantissimi anni di piano-bar, ho suonato in posti allucinanti per gente che neanche una puntata di Star Trek descriverebbe a dovere. In quei contesti le ho viste davvero TUTTE. Da quando mi sono auto-eletto cantautore, in confronto, ho suonato solo in situazioni da nobiluomini, anche fosse alla più truce sagra di paese. Niente più mi spaventa. Eventi assurdi o imprevedibili? Avete mai suonato in un locale di turisti alcolizzati al centro di una città famosa per la birra che costa poco e niente, quando l’essere umano si trasforma in animale e la dignità scappa vergognandosi per aver gettato l’orgoglio nel fango? Io ci ho fatto due stagioni!!!

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